Questo post è scritto con la mentalità di un fotoamatore evoluto che desideri intraprendere una professione vera e propria nel campo della fotografia, ed è in parte autobiografico e basato su mie esperienze personali
Secondo me il fotografo attento ai propri risultati e desideroso di correggere i propri errori dovrebbe ammantarsi di umiltà e cercare di ricavare il massimo dai giudizi che riceve sulle proprie foto, soprattutto nella prima parte della sua carriera. Le foto che realizziamo non dovremmo giudicarle soltanto noi stessi, ma presentarle agli altri per ricavarne utili giudizi. Le tipiche “platee” sono:
- Amici e parenti
- Colleghi fotoamatori al fotoclub
- Colleghi fotoamatori o fotografi nel web
- Ma soprattutto: clienti
Amici e parenti
Ho sempre diffidato molto di amici e parenti, che spesso danno giudizi diametralmente opposti:
- Alcuni sono entusiasti, ma…
- La maggior parte resta indifferente.
Però l’amico e il parente possono essere potenziali clienti tipo, nel senso che anche il cliente in fondo è una persona qualunque e non è detto che si intenda profondamente di fotografia, e può essere utile prestare attenzione alle loro considerazioni.
Colleghi fotoamatori al fotoclub
I colleghi fotoamatori che fanno parte del fotoclub che il nostro fotoamatore evoluto sicuramente frequenterà sono anch’essi da prendere con le pinze, perché…
- Nei fotoclub che ho conosciuto erano pochissimi i professionisti attivamente partecipanti. Il la maggior parte del resto vedeva i professionisti come dei saltimbanchi o dei superdotati che però vivevano in un mondo a sé, lasciando poco spazio alla creatività e molto spazio al denaro.
- Chiunque presentasse lavori con la mentalità di prepararsi la via verso la professione di fotografo, spesso veniva considerato con leggera indifferenza, sempre per il motivo appena citato.
- Molti membri tendono a specializzarsi in un ramo della fotografia, principalmente paesaggio, ritratto e reportage. Poca architettura e poco sport, pochissimo still life e quasi niente interni. Però tutti danno giudizi, e quindi molti sono irrilevanti se non addirittura fuorvianti.
Il fotoclub è comunque un ambiente vivo, frizzante e soprattutto fatto di persone in carne e ossa (a differenza dei forum o gruppi Facebook online) di diverse età, esperienza ed estrazione sociale e professionale, e quindi nel lungo termine una fonte inesauribile di informazioni utili per risparmiare tempo (e pellicola e carta fotografica ai vecchi tempi…).
Colleghi fotoamatori o fotografi nel web
Il “fotoclub online” che ora si chiama forum di fotografia o gruppo Facebook per appassionati di fotografia è secondo me una estremizzazione in tutti i sensi del fotoclub, che presenta grandi pregi e grandi difetti.
Ci si trova tutto quello che si trovava al fotoclub: grande professionalità, ma purtroppo anche approssimazione (“Si dovrebbe fare così, però non ne sono sicuro perché non l’ho mai fatto…”), maleducazione (le parolacce sono all’ordine del giorno), ignoranza (la grammatica e la sintassi sono spesso un optional), presunzione (i giudizi sono netti e spesso ridicoli) e mancanza di rigore e volontà di imparare prima di sbandierare le proprie foto ai quattro venti. Per non parlare di coloro che vi pubblicano post di “unpacking” o “unboxing” per mostrare il nuovo pezzo acquistato o di coloro che credono di dare valore a una foto mediocre scrivendo un post poetico.
Di buono, anzi di ottimo c’è che si può fare il pieno di esperienza altrui e chi i commenti e gli aiuti arrivano subito e a valanga, da tutta Italia se non da tutto il mondo.
In questi ambienti i giudizi estetici vanno presi con le pinze, perché dobbiamo ricordarci che spesso vengono da personaggi che scattano da una settimana o da persone che postano foto di cani e gatti come se fossero ritratti di Robert Mappelthorpe.
Clienti
Discorso a parte meritano i clienti. in genere essi non hanno grandi capacità di giudizio ma conoscono il loro mestiere e il loro settore e sanno cosa serve alla propria clientela. Secondo me il fotografo o aspirante tale deve restare in equilibrio tra dare loro quello che vogliono e darglielo come vuole lui, almeno in parte, affinché il suo lavoro inizi a discostarsi da quello della concorrenza e si incammini sulla strada dell’individualità, che porta piano piano alla creazione di uno stile personale.
Inoltre, alla fine della storia è il cliente colui che ti permette di lavorare, e quindi ritengo necessaria una buona dose di umiltà da parte del fotografo, soprattutto nella prima fase della sua professione, volta a soddisfare il più possibile la propria clientela, in modo da poter lasciare non soltanto dei servizi fotografici apprezzati, ma anche una sensazione di disponibilità che prima o poi lo farà entrare nel giro del passaparola, che in molti settori è ancora un importantissimo canale per ricevere nuovi clienti.
I migliori sono pochi, e sono subito apprezzati da tutti
Naturalmente c’è l’eccezione a quanto detto finora, ed è rappresentata dal fotoamatore o dal fotografo di livello superiore. In genere sono pochi, e spesso si specializzano su uno o due generi fotografici al massimo.
La loro caratteristica è che le loro foto sono apprezzate da tutte le categorie di pubblico a cui ho accennato in precedenza. Come un personaggio della TV che riesce a “bucare lo schermo” fin dalle prime parole che pronuncia, un bravo fotografo riesce a far apprezzare le proprie foto anche ai soggetti più refrattari, anche a coloro che non distinguono una cartolina di Venezia da una foto di Fulvio Roiter. Questi personaggi hanno cinque doti indiscutibili:
- Hanno studiato e seguito diligentemente le basi della fotografia e ne conoscono i principi fondamentali di tecnica e composizione.
- Hanno saputo aggiungere a ciò una buona dose di individualismo che li ha portati a crearsi un vero e proprio stile, non importa quanto importante.
- Hanno imparato a curare le foto in tutti i dettagli (scatto, postproduzione, stampa e montaggio).
- Hanno capito che le foto mediocri ma anche quelle “quasi” buone devono essere scartate, perché se le presenti non fai che diluire il valore di quelle migliori.
- E, cosa forse più importante, hanno imparato a gestire la luce, non importa se naturale o artificiale.
Da questi fotografi c’è solo da imparare. E c’è anche da imitarli, non tanto nelle foto che scattano o nello stile che hanno saputo crearsi, ma nella disciplina che hanno seguito e nell’attitudine mentale che hanno sviluppato per arrivare a tanto.
Non perdere la voglia di imparare qualcosa di nuovo
La fotografia offre forme di espressione infinite. Purtroppo però quello che finisce è la voglia che ha il fotografo di imparare sempre qualcosa di nuovo, alzare il livello dell’asticella e magari inventarsi soluzioni nuove per affrontare problemi vecchi o abitudini consolidate. Sono tantissimi i campi in cui si può sempre crescere:
- Nuove forme di composizione.
- Nuovi modi di illuminare la scena.
- Nuove tecniche di postproduzione.
- Nuovi mezzi da utilizzare nella normale attività di tutti i giorni.
- Nuove attitudini mentali per provare a fare in modo diverso quello che finora si è fatto (magari con successo) in modo normale.
Il fotografo che non guarda l’orologio quando lavora ha probabilmente le tasche meno gonfie di colui che lo guarda, ma ha anche molte più possibilità di crescere e dilatare i propri orizzonti.
Ma soprattutto potrà divertirsi molto di più, un pò come faceva ai vecchi tempi quando al fotoclub aveva paura ad ammettere che la sua aspirazione era diventare un fotografo professionista.
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