Gianni Berengo Gardin: maestro indiscusso della fotografia di reportage sociale in Italia

Gianni Berengo Gardin è nato a Santa Margherita Ligure, in Italia, il 10 ottobre 1930.

E’ uno dei più celebri fotografi italiani, noto soprattutto per i suoi scatti in bianco e nero che documentano la vita quotidiana, le trasformazioni sociali e culturali del Paese e la relazione tra uomo e ambiente. La sua carriera abbraccia oltre sei decenni, durante i quali ha esplorato vari aspetti della società italiana, lavorando su progetti di grande rilevanza sociale.

Studi compiuti e inizio della carriera di fotografo

Gianni Berengo Gardin ha iniziato a interessarsi alla fotografia negli anni ’50, dopo un periodo di studi a Venezia. Inizialmente autodidatta, ha sviluppato le sue abilità fotografiche viaggiando in Europa e dedicandosi a un’intensa attività documentaristica. La sua prima mostra importante è del 1963, che lo ha portato a consolidarsi come uno dei protagonisti della fotografia italiana del dopoguerra.

Genere di fotografia

Il genere predominante di Gianni Berengo Gardin è il reportage sociale. Attraverso il suo obiettivo, ha raccontato storie di emarginati, comunità rurali e la progressiva urbanizzazione dell’Italia, con un approccio umano e profondo.

Perché è famoso

Gianni Berengo Gardin è famoso per la sua capacità di raccontare storie attraverso immagini semplici ma potenti. Il suo lavoro ha contribuito a documentare la società italiana in trasformazione, dai borghi rurali alle metropoli, con un occhio critico e poetico. È noto anche per la sua lunga collaborazione con il Touring Club Italiano e per i suoi libri di fotografia.

Tipo di fotografia

Berengo Gardin ha sempre prediletto la fotografia in bianco e nero, ritenendo che essa permetta di esprimere con maggiore profondità il messaggio di un’immagine senza distrazioni cromatiche.

Attrezzatura utilizzata

Gianni Berengo Gardin ha spesso utilizzato fotocamere di piccolo formato, in particolare Leica, che è diventata uno dei suoi strumenti preferiti. Ha sempre apprezzato la semplicità e l’efficacia di queste macchine fotografiche nel catturare l’essenza dei soggetti.

Supporto utilizzato

Il supporto utilizzato da Berengo Gardin è stato principalmente la pellicola negativa in bianco e nero, in quanto ha sempre mantenuto una forte connessione con i processi fotografici tradizionali.

Tipo di pellicola, carta, bagni di sviluppo usati

Non ha mai abbandonato la pellicola analogica e ha spesso lavorato con pellicole come la Kodak Tri-X. Anche per la stampa, ha preferito la carta baritata e ha usato bagni di sviluppo tradizionali per ottenere immagini di alta qualità.

In quale contesto storico fotografava?

Gianni Berengo Gardin ha documentato l’Italia dagli anni ’50 in poi, un periodo di grandi trasformazioni sociali, politiche e culturali, dal boom economico al cambiamento urbanistico, dalle lotte contadine alle proteste operaie, fino alla modernità post-industriale.

In quale contesto sociale fotografava?

Berengo Gardin ha fotografato nel contesto di una società in continua evoluzione, spesso focalizzandosi sulle classi sociali più deboli o sugli ambienti marginali. Ha documentato i cambiamenti della società italiana, con particolare attenzione alle contraddizioni del progresso e alle difficoltà della vita quotidiana.

C’erano una o più zone dove fotografava di preferenza?

Ha lavorato su tutto il territorio italiano, ma le sue opere più note includono scatti delle città di Venezia e Milano, dove ha spesso catturato l’essenza della vita urbana, così come numerosi reportage nelle aree rurali e meno industrializzate d’Italia.

Foto o servizi particolarmente famosi

Uno dei suoi lavori più celebri è il reportage fotografico dedicato alla vita nei manicomi italiani, un progetto che ha avuto un grande impatto sulla sensibilizzazione pubblica riguardo alle condizioni di questi istituti. Anche i suoi reportage su Venezia sono diventati icone della fotografia contemporanea.

Personaggi famosi fotografati

Sebbene Gianni Berengo Gardin sia noto più per i suoi reportage su persone comuni, ha anche fotografato personalità di spicco, come il regista Michelangelo Antonioni e l’architetto Renzo Piano.

Quale eredità ha lasciato ai professionisti e agli appassionati di fotografia?

L’eredità di Gianni Berengo Gardin risiede nella sua capacità di trasformare la fotografia in uno strumento di narrazione sociale, combinando un’estetica raffinata con un forte impegno etico. Ha influenzato generazioni di fotografi che cercano di raccontare storie di vita attraverso l’obiettivo, mantenendo sempre un forte legame con la realtà.

C’è qualche suo aspetto che è stato sopravvalutato?

Berengo Gardin ha sempre mantenuto un profilo umile e non ha mai cercato la fama internazionale. Forse, la sua importanza come fotografo di Venezia è stata a volte sopravvalutata rispetto alla vastità del suo lavoro in altri contesti sociali e geografici.

Fatti curiosi e aneddoti nella sua vita di fotografo

Un aneddoto curioso riguarda il fatto che Berengo Gardin, nonostante la sua lunga carriera, ha sempre rifiutato di passare alla fotografia digitale, preferendo l’analogico per il suo potenziale espressivo. Inoltre, ha vissuto per molti anni con una Leica che non ha mai cambiato, trattandola come una compagna fedele.